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6°MOTOINGRASSO
 
Molveno (2011)
"10... ma non per tutti"

    
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Il Motoingrasso 2011 visto da Miki

Dopo qualche anno di tentativi, finalmente ci siamo: si va al Motoingrasso!

Pensando con un po' di tristezza al Gsx-R anni ottanta ancora sui cavalletti in officina (con cui sarei dovuto partire quest anno, nella mia fantasia però), mi accingo a caricare Cinquecentino, il mio Kle da campagna in conformazione "viaggio da tre giorni".
Siamo alle solite: preparo sul lettone attrezzature e vestiario come se dovessi partecipare alla spedizione di Nobile al Polo... Poi penso... Stavolta (cosa rara, ma rara assai) non faccio il lupo solitario, e vado via in compagnia: comincio ad escludere leve di ricambio, cavi frizione, trapani a colonna, survival kit... Si parte leggeri, quindi: ho perfino spazio che avanza nelle borse.
Roba da matti... Bon, posso andare a nanna che domani ci si sveglia all'alba, devo spararmi un'oretta abbondante di autostrada per raggiungere i veneti: tanto avrò sicuramente dimenticato qualcosa, come al solito.

Venerdì, primo giorno. La sveglia suona alle 5 e qualcosa, e la tentazione di darla al cane inserita in un osso di cioccolata è forte; realizzo che devo partire e, armato di sorriso, mi alzo.
Solite cose, bevo due caffè che non si sa mai, controllo di non aver dimenticato (quasi) niente e caccio la testa fuori: fa caldino.
Bene, il consiglio di amministrazione dei dieci neuroni alberganti nella mia testa vota all'unanimità il completo giacca-pantaloni traforati, l'ideale per abbinare fresco e sicurezza.
In caso di freddolino lo chef consiglia di mettersi sopra la cerata; per l'eventuale freddo professionale prendo una felpina de mettere sotto. Siamo in giugno, eccheccavolo...

Partenza: telepass in tasca e via, in una A4 deserta, una vera libidine.
Velocità di crociera, 130 kmh: peccato che l'aver rotto qualche giorno prima il cavo del tachimetro mi costringa a calcoli mentali tramite il numero di giri per capire a che velocità andare... Speciale.
Boh, diciamo che il Kle a palla con vento a favore più di 150 non fa, quindi più di tanto danno non posso fare.

Guidare Cinquecentino a velocità autostradali è come portare un decespugliatore su un prato pieno di pietre, manca solo la visiera con la rete: vibra tutto e a gettare un occhio agli specchietti è come guardare un video di effetti speciali anni '70... Speriamo che la tortura finisca presto.

Terraglio in vista, stavolta non mi perdo e mi ormeggio al punto stabilito per l'incontro: dopo un po' arriva Suzibandit con la sua Kawa d'epoca e poi, a seguire, uno spilungone con le orecchie e la coda da maiale sul casco, a bordo di una bellissima Africa Twin: il signor Gallinavecchia si unisce alla combriccola.

Si parte, è ufficiale: mi sistemo in coda al terzetto, seriamente intenzionato a godere, per una volta, della mia condizione di "trainato".
Il primo tratto (quello di avvicinamento al Trentino), nonostante gli sforzi dell'organizzatore, non brilla per attitudine motociclistica: grazie al fatto di godermi il panorama - birreria Pedavena compresa, purtroppo chiusa - dalla mia posizione di coda, però, il tempo passa in maniera piacevole.
L'ultimo tratto di avvicinamento al punto di ritrovo con Antonuk, sotto Tione di Trento, è una sofferenza: deviazioni su strade che non ho trovato nemmeno nella periferia di Rabat, file di camion insorpassabili, ingorghi e schifezze varie mettono a dura prova la pazienza dei partecipanti...
E del mio stomaco.
Io sono abituato a mangiare quasi in continuazione, dalle cinque del mattino non ingurgito nemmeno una caramella Rossana e comincio a diventare gastroansioso: per fortuna appena fuori da una rotonda scorgiamo Antonio con la sua vespa e ci fermiamo, per i saluti e le presentazioni di rito e per un sacco di panini... Il mondo torna a sorridere, a panza piena: non mi tornava, cominciare il Motoingrasso a Dieta!

Ripartiamo, tutti assieme: non prima di aver indossato la maglia ricordo dell'evento e di aver attaccato un po' di adesivi per far vedere al mondo che arrivano i fieri motoingrassisti!

Andatura rilassata per adeguarci alla velocità della vespa, cosa che non mi disturba affatto: finalmente un po' di mototurismo tradizionale. Me la godo alla grande, a dire il vero.

Le strade cominciano a farsi più interessanti (e più vuote), nell'avvicinarsi alla destinazione, il ridente paese di Molveno: contestualmente il tempo comincia a fanculizzarsi, fatto che renderà l'antipioggia un'immancabile compagna per quasi tutta la durata dell'evento.
Poco male, siamo motociclanti duri e puri...

Si fa qualche tappa, si attacca qualche adesivo, si fa squadra: il tempo vola e arriviamo a destinazione, non prima di aver fatto quattro curve in allegria per non dimenticarci che in fondo guidiamo motociclette...
Bel posto, bella sistemazione, adesso si tratta di dividerci per le due camere prenotate... Quattro bigliettini dentro a un casco ci tolgono dall'imbarazzo e assegnano a me e Antonuk la prima camerata, ai veneti la seconda: dovrò rimandare la gara di puzzette con Andrea a un'altra edizione.
Poco male: ci sistemiamo e andiamo, finalmente vestiti da civili e non da marziani, dopo un'ostensiva gita a piedi presso un torrente un po' più a monte del paese - mai trascurare il lato sportivo, lei mi insegna - a berci una bella birra al campeggio in riva al lago.

Tappa seguente in pizzeria, bella chiacchierata, risate, ci si prende per il fondoschiena e il tempo passa piacevolmente... Intanto, per non sbagliare, piove. Qualcuno sfoggia l'antipioggia da moto, qualcuno un'ombrellino stile Audrey Hepburn, qualcuno si bagna e basta... E se ne va la prima sera.

Secondo giorno: il tempo fa cordialmente schifo, e ci si interroga sul da farsi. Di girare in moto per puro gusto non è il caso, per cui si opta per l'inserto culturale: gita al castello di Thun, se proprio non grandina poi si farà tappa sul lago di Tovel.

Arriviamo al castello asciutti, e appena scesi dalla moto comincia a piovigginare: beh, chissenefrega, per adesso andiamo al coperto. Scopriamo con piacere che alla reception del castello hanno degli armadietti che ci permettono - da bravi moturisti - di parcheggiare le nostre carabattole, quindi potremo fare i signori, sgrufolando per le sale a mani vuote.

Ci involontariamente dividiamo a coppie, io e Suzibandit da una parte e Gallinavecchia e Antonuk dall'altra e ci perdiamo a fare i turisti per più di un'ora: bel castello, molto ben restaurato e organizzato; mi gusto davvero la visita.
Quello che mi gusto meno è la mezza tempesta che ci aspetta all'uscita con rafficone di vento e cielo viola; tutto parrebbe sconsigliarci di procedere per il lago ma noi siamo zucconi, e con la solita antipioggia al seguito partiamo per la tappa successiva.
Porca vacca, piove professionalmente.
Guidiamo tranquilli per strada statale prima, per stradelle tra i boschi poi: a me guidare sul bagnato non disturba poi tanto (e poi sono con la moto da campagna...), ma credo che agli altri non vada troppo a genio... In ogni caso, duri i banchi!

Sul lago facciamo i signori e ci concediamo anche una passeggiatina di aperitivo, prima di pranzare a cacciagione in una simpatica trattoria-pensione: pasto davvero meritato. Ci godiamo la compagnia e un po' di asciutto, prima di tornare agli antipioggia che ormai chiamiamo per nome.

Altra serata goliardica - stavolta però, in pieno spirito motoingrassita mangiamo piatti tipici - e dopo qualche bicchiere scattano i discorsi impegnati, le filosofie motociclistiche, i motosogni più reconditi.

A parer mio è quella sera che nella testa di un motoingrassista (uno piuttosto alto di statura, per dire) nasce l'idea di comprarsi una moto con la cassetta della posta e le fioriere per i gerani: in fondo, è tutta uno questione di gusto...

Terzo giorno, il rientro.
Il termine corretto per descrivere la colazione (va detto che eravamo stati protagonisti di una performance già piuttosto rispettabile il giorno prima) è "pantagruelica".
Dopo aver ingurgitato l'equivalente di cibo necessario al mantenimento giornaliero di una corriera di giocatori di rugby, fatto alcune foto piuttosto imbarazzanti e familiarizzato con altri turisti - meno affamati, però, staranno mica male, poveretti? - presenti in sala, ci attrezziamo per la ripartenza.

Il tempo, ovviamente (visto che tocca tornare a casa), volge al bello; ma non ci curiamo dei capricci celesti fieri dei vagoni d'acqua presi e ripartiamo un po' mogi per le rispettive destinazioni.

Ci separiamo un po' alla volta e alla fine mi ritrovo solo sul passante di Mestre, intento a potare la mia siepe lunga fino a casa: guidando mi tornano in mente gli episodi divertenti (ad esempio non avevo mai visto una gara ciclistica piena di avvenenti fanciulle intente ad accovacciarsi a bordo strada, un attimo prima della partenza - in salita, da ferme!!- per fare l'ultima pipì, davanti a una trentina di motociclisti increduli e imbambolati avvolti nelle loro motocerate) e le belle ore passate insieme agli altri tre burloni... Me la sono passata bene, questi giorni.

Mi è piaciuta la filosofia del motoingrasso, molto affine al mio modo di vivere la moto in maniera paciosa, turistica, gastronomica, talvolta "culturale": e anche se normalmente sono un cinghiale e me ne vado in giro da solo, stavolta sono contento della compagnia che mi è toccata in sorte.

Grazie ragazzi per le belle ore passate insieme, grazie Suzibandit per averci menato a spasso: ci rivediamo l'anno prossimo, forse col vecchio GSX-R...

Selvaticamente vostro,

Miki

separatore

Il Motoingrasso 2011 visto da Suzibandit


Quest’anno il Motoingrasso è stato particolare, vecchi amici ci hanno lasciato e nuovi sono arrivati.
Pegasello ha stupito tutti con la sua decisione di appendere la moto al chiodo per dedicarsi al suo nuovo amore: suo figlio.
In compenso si è aggiunto alla combriccola un amico di vecchia data, il Mototurista panoramico Miki, al secolo Michele che sarebbe dovuto essere dei nostri la scorsa edizione ma all’ultimo è stato costretto a declinare.
Un pensiero va anche a Matteo aka Prada83 in quanto impegni lavorativi dell’ultimo minuto ci hanno privato della sua presenza: ma veniamo al dunque.

La scelta della location
E’ già dal Motoingrasso 2010 che sia sapeva dove saremmo andati: Molveno! Quest’anno ricorreva il decennale del primo incontro mototuristico che poi sarebbe diventato il Motoingrasso, e per rendere omaggio a tale ricorrenza si è pensato di tornare nei luoghi - oramai sacri - di dove tutto era cominciato.
Unica novità sarebbe stato il posto dove dormire in quanto il sottoscritto dopo vari pellegrinaggi extra-motoingrassistici aveva trovato un ottimo Garni con le carte in regola per ospitarci.

I preparativi
Come dicevo prima non ho fatto più di tanta fatica ad organizzare la parte relativa all’alloggio, un pochini di pensieri in più mi ha dato la scelta del percorso più consono ed i relativi punti di ritrovo.
Antonio, colpito da un embolo motociclistico aveva deciso di salire con la sua Vespa 150, sicuramente per essere sicuro di stemperare i nostri bollori corsaioli.
Infatti il sottoscritto con la sua Bisnonna classe 1976,  Gallinavecchia con la sua Regina classe 1988 e Miki con il suo Cinquecentino moderno – tutte moto decisamente da pista - hanno dovuto mordere il freno.
Il meteo incerto (finalmente un Motoingrasso come di deve!!) non mi aveva permesso di pianificare un percorso definitivo: avremmo dovuto improvvisare in funzione delle condizioni climatiche del luogo.
Cosa certa, viste le moto che ci trovavamo sotto il sedere, era che i tratti autostradali dovevano tendere a zero.
Il povero Miki sarebbe stato costretto a sorbirsi la sardostrada fino al puntello previsto in zona Mestre, ma poi dopo un tratto di statale trafficata ci saremmo trovati in strade molto più scorrevoli.
Antonio nel frattempo sarebbe arrivato al punto di ritrovo in zona Trento passando per il lato bresciano della zona del Garda (o giù di li).
Poi una volta incontrati e rifocillati avremmo (come sempre) improvvisato nella scelta dei luoghi e delle strade.

Il primo giorno
Per non costringere la compagine “estremo-nordestica” a levatacce opto per un ritrovo ad un orario decente: le 7 del mattino.
Miki, si fa trovare già sul posto, Gallinavecchia in anticipo sul solito ritardo arriva 10 minuti dopo.
Imbocchiamo il famigerato Terraglio, nota statale che collega Venezia a Treviso irta di velox e pattuglie.
Dopo un’oretta ci troviamo nella famosa strada Feltrina in direzione Trento che raggiungeremo facendo un tratto della mitica Valsugana.
Il viaggio scorre tranquillo e relativamente veloce, ma giunti in zona Trento per avvicinarci al punto di ritrovo con Antonuk una serie di accadimenti ci rovinano l’andatura… sembrava di essere tornati ai tempi di Italia ’90 con i relativi cantieri e code in prossimità dei semafori volanti.
Dopo una interminabile via crucis giungiamo a Tione di Trento dove Antonuk ci sta aspettando: pochi convenevoli e molta pappa e ci rivestiamo per partire alla volta di Molveno.
Oltre al meteo che decisamente non poteva dirsi bello, lungo la strada non fossero bastati i millemila cantieri trovati lungo il cammino, troviamo la strada chiusa a causa del passaggio di una gara ciclistica.
Le nostre rimostranze si sono placate all’arrivo dei ciclisti… o meglio delle ciclistE: mai visto tanta fauna femminile raggruppata in 100Mq! Si decide di ripararsi sotto a delle fortuite tettoie e guardare la partenza in salita del femminil gruppo.
Nel frattempo alcune di loro per dar sfogo ad un bisogno fisiologico si erano appartate (ma neanche tanto) sul boschetto adiacente, per poi precipitarsi sulle bici al momento della partenza davanti agli sguardi attoniti degli astanti.
La polizia ci da il via libera per la partenza: Antonuk, con la sua fissa di dare una piega “culturale” al viaggio, comincia a lavorare ai fianchi il sottoscritto perché si passi a Mezzocorona a visitare le cantine del Rotari.
Io abilmente glisso e continuo imperterrito in direzione Cles ma, mosso a compassione, giunti al bivio che ci porterà a Molveno passando per Fai della Raganella proseguo in direzione Mezzocorona e raggiungiamo le cantine del Rotari.
Ma giunti a destinazione ci aspetta una amara sorpresa... a causa un evento importante non c’era la possibilità di visitarle.
La mente fervida del diversamente giovane comincia a macinare per mettere in atto un piano per far tornare la PR del Rotari sui suoi passi: restare fuori seduti davanti la sede minando la buona armonia del posto fino a farci entrare per forza.
Ma l’arrivo di una perturbazione consistente ci ha suggerito di partire alla volta della nostra destinazione finale, quindi per buona pace di Antonuk stavolta il risvolto culturale non ci sarebbe stato… almeno così pensavamo: la mente vulcanica del nostro amico aveva già una alternativa pronta: il castello di Thun.
Torniamo sui nostri passi ed imbocchiamo la salita che porta verso la nostra meta: la strada è spettacolare e colto da un raptus corsaiolo comincio a dare gas alla bisnonna la quale risponde prontamente e ad andatura geriatrico-smodata percorro i tornanti seguito da Gallinavecchia e Miki.
Antunuk castrato dal mezzo poco performante arranca e ci raggiungerà minuti dopo a Fai della Paganella; pochi minuti e ci si para davanti il lago di Molveno.
Qualche altro chilometro e siamo arrivati al Garni dove possiamo riposar le nostre stanche membra.
Giusto il tempo di sistemare i bagagli e darsi una rinfrescata e si parte per la gitina cultural-naturalistica alle cascatelle li vicino.
Poi passeggiatina propiziatoria e sosta al Camping Molveno per un paio di giri di birre: la cena la faremo (se il tempo tiene) su al paese.
La cena non è decisamente stata da Motoingrasso, nessun locale degno era a portata di piede (di vestirsi da pioggia per andare a cena in moto non ci andava proprio).
Quattro chiacchiere, due risate ed una strofinatina alla gobba del folletto del meteo (la quale ha fatto smettere il diluvio giusto il tempo di arrivare in albergo) e si va a nanna, il giorno dopo sarà quello dedicato al motogiro.

Il secondo giorno
Ho pregustato per mesi la colazione offerta dal Garni Arnica… proprio “Motoingrasso Approved”!
Dopo esserci rifocillati passiamo ad una pianificazione di massima del giro da farsi: ahinoi il meteo è decisamente brutto e si opta per un viaggio a corto raggio.
Antonuk ci ricorda la parte culturale dell’evento e a dire il vero il fatto di stare un pochino di tempo con un soffitto sulla testa non è una idea malvagia viste le condizioni meteorologiche avverse.
Poi, sempre su suggerimento del diversamente giovane, una capatina al lago di Tovel non molto distante dal castello.
Allora si parte: la strada da fare non è molta e in poco tempo ci troviamo ad inerpicarci su una stradina in mezzo ai meleti che finisce sul castello.
Paghiamo l’ingresso e ci perdiamo per le stanze del castello.. Antonuk e Gallinavecchia da una parte ad ascoltare un documentario sulla storia del castello, io e Miki a girare e a far conoscenza delle signore che facevano da “servizio d’ordine”.
Dopo un’oretta ci ricongiungiamo giusto il tempo per fare  un paio di scatti per suggellare il momento culturale.
Dopo esserci ricongiunti, usciamo all’aperto dove ci accoglie una bufera di vento tale da faticare a camminare.
Unanimemente si decide di partire alla volta del lago confidando nel fatto che essendo dal lato opposto da dove arrivavano le nubi si sarebbe trovato un meteo migliore.
Ma le nostre speranze sono state in parte disattese: in prossimità del lago siamo costretti a bardarci da pioggia e a terminare la salita in assetto pluviale.
Arriviamo ai piedi del lago pagato il balzello per la sosta delle moto, procediamo a piedi per gli ultimi 200 metri rigorosamente in salita.
Malgrado l’abbigliamento non proprio consono, si decide di visitare il lago passeggiando lungo le sue sponde tra rocce e radici, ma dopo una ventina di minuti la fame si fa sentire e ritorniamo sui nostri passi nella speranza che malgrado l’ora “tarda” la locanda limitrofa ci servisse ancora un pasto caldo.
Probabilmente mossi a compassione dai nostri volti smunti, nonostante fossero quasi le 15.00 ci viene servito un pasto “frugale” a base di goulash con fagioli, cervo in umido e altri alimenti propri della dieta dello sportivo… un degno modo di riprenderci da una giornata che dal punto di vista meteorologico non aveva dato alcuna soddisfazione.
Dopo essersi ripresi dall’abbuffata (la digestione l’avremmo terminata poi con calma nell’arco dei giorni successivi) approfittando di una schiarita momentanea si riparte e senza tante deviazioni si ritorna a Molveno… il meteo non ci avrebbe graziato ancora per molto tempo.
Da bravo capo gita decido di salire a Molveno per la strada goduriosa del giorno precedente… eravamo tutti in astinenza da pieghe. Venti minuti di divertimento (per Antonuk, magari no) e siamo di nuovo alla meta.
Dopo essersi cambiati ci dirigiamo a quella che oramai era la tappa fissa: il bar/ristorante del campeggio.
Solito aperitivo a base di luppolo, due chiacchiere e si fa ora di cena… diamo una occhiata al cielo ed unanimemente si decide di testare la cucina del ristorante del campeggio.
Tutto sommato non male: poi come sempre quello che conta è la compagnia…
La stanchezza e le birre, unite al residuo della digestione del pranzo fanno il loro effetto e cominciano una serie di disquisizioni filosofiche sulla vita, le moto, il cibo, la storia e l’interazione di queste.
Miki e Gallinavecchia iniziano una diatriba sulle questioni di "gusto" e di "estetica", Antonuk si chiede come mai le tastiere dei computer si chiamino QWERTY e non YUIOP o se l'amministrazione comunale pagasse qualcheduno per lucidare i pomelli di ottone della città.
In una serie di dilemmi filosofici la giornata giunge al termine, e con un senso di tristezza nel cuore si rientra in albergo: domani si metterà la parola fine al Motoingrasso 2011 con i nostri rientri alle relative dimore.

Il rientro:
Poche parole spenderò a riguardo: che dire… il meteo beffardamente volge al bello e all’andatura di 90 km/h fissi si torna a casa per la medesima strada dell’andata. La tristezza è mitigata solo dal pensiero che tra un anno ci sarà il Motoingrasso 2012.
A presto, amici!

 

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