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5°MOTOINGRASSO
Castelonovo Ne' Monti (2010)
"Sultans Of Suìn"

    
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Raccontato da: Suzibandit

Come ho avuto più volte modo di dire, quello di quest'anno è stato un Motoingrasso anomalo.
Perché? Per una serie di motivi... il primo è che per la prima volta si è pensato di estenderlo ad altri oltre ai sacri fondatori, il secondo perché l'ormai consuetudine di arrivare alla meta sotto la pioggia non si è avverata; anche se siamo arrivati comunque bagnati fradici, ma dai litri di sudore generati dal caldo torrido che ci ha accompagnato per tutti i tre giorni dell'evento. Ma cominciamo dall'inizio.

La scelta della location.
Quest'anno è stato difficile la scelta in quanto tutti e tre i maiali fondatori, colti da crisi creativo-decisionale non erano riusciti a partorire niente di allettante: oramai avevamo motogirato in tutti gli anfratti posti in maniera equidistante tra le nostre rispettive dimore, condizione sino ad ora soddisfatta per rendere “scomodo in maniera equanime” l'avvicinamento alla meta.
La difficoltà nella scelta era dovuta a due fattori principali: trovare un posto raggiungibile facendo il minimo indispensabile di autostrada, posizionato a metà strada tra i veneti ed i milanesi e che non fosse ancora stato visitato.
In pratica avevamo escluso tutte le mete note: Trentino ed Emilia Romagna. L'idea di fare una capatina nelle Marche è stata cassata di ufficio una volta pianificato il viaggio e scoperta la svagonata di chilomentri nel piattume che ci aspettava prima di arrivare a destinazione.
Fortunatamente la decisione di estendere il Motoingrasso ad altri eletti ci ha tolto dall'imbarazzo della scelta e contemporaneamente ci ha dato un alibi per tornare sulle nostre scelte: essendoci due nuovi adepti, si poteva bissare qualche esperienza precedente con la scusa che non era comunque stata vista dai nuovi... e poi non potevamo andare allo sbaraglio e rischiare di fare una pessima figura con i nuovi adepti! ;Op
La scelta ricade su quanto fatto sul
Motoingrasso 2007: la visita alla Ducati ci era piaciuta particolarmente ed eravamo sicuri sarebbe stato altrettanto per i novelli motoingrassisti. Oltretutto la zona di Castelnovo Ne Monti ci era rimasta nel cuore, con i suoi rettilinei di 300mt al massimo.
Ma bisognava fare comunque qualcosa di nuovo, anche per allettare Pegasello che era poco convinto. Ci viene in aiuto Antonuk che ci lancia l'idea di andare a visitare un suo cliente, la
Pagani Automobili SpA, produttrice della spettacolare Pagani Zonda, l'auto da un milione di Euro... l'idea ci piace subito e comincio ad attivarmi per organizzare la cosa.

L'organizzazione dell'evento
Il programma è presto fatto: visita al Museo Ducati e alla fabbrica annessa, pranzo presso la
trattoria “Vecchia Roma” poi dritti alla Pagani Automobili e dopo la visita di filato a dormire al BeB da Viviana
.
Un paio di “imprevisti” emergono durante l'organizzazione.
Quello nel quale abbiamo deciso di fare il Motoingrasso coincide con il Week-end mondiale Ducati: oltre alla bolgia che questo avrebbe comportato, scopriamo che la visita alla fabbrica si deve pagare... fortunatamente si tratta solo di 5€, un prezzo tutto sommato abbordabile.
Meno tranquillamente abbiamo appreso la notizia che anche la visita alla Pagani era a pagamento: 18€ per una visita guidata di 45 minuti... anche se non senza fatica decidiamo di sborsare il balzello e confermiamo la prenotazione.
Quest'anno la scelta del motto era già fatta: “Sultans of Suìn”, nata da una fulminazione del sottoscritto avuta lo scorso anno mentre stava ascoltando una canzone dei Dire Straits. Accogliendo un suggerimento di “Capitan” Miki, uno dei nuovi adepti, riesco a buttare giù una bozza del logo 2010 che verrà approvato all'unanimità (grazie ad una astuta mossa di democrazia guidata del sottoscritto ;Op).

Un cenno sui nuovi adepti
Aprire ad estranei l'evento è stata una scelta difficile e ponderata a fondo. Turbare l'idilliaco equilibrio sviluppato in anni di convivenza non era nostro desiderio... ma il senso di altruismo ha prevalso ed abbiamo deciso che BISOGNAVA diffondere il verbo! Ma i grandi cambiamenti vanno fatti per piccoli passi, e si è deciso di estendere l'invito ad un numero limitato di persone, al massimo sei, compresi i padri fondatori.
Non che ci fosse la fila di persone che volevano aggregarsi, ma più che il numero era fondamentale che lo spirito dei partecipanti fosse il medesimo che ha guidato e guiderà in futuro il Motoingrasso: Edo, bibo, curvo!
I fortunati, offerti di immolarsi per la causa saranno “Gallinavecchia” e “Miki”, amici del
forum di motoingrasso.it.
Persone ben note allo scrivente e sicuramente mossi dalla stessa filosofia motociclistica dei maiali fondatori.
Purtroppo un impegno imprevisto non ci ha permesso di avere l'onore di godere della presenza di Miki, ma sicuramente sarà per il prossimo anno!

L'evento: il primo giorno.
Arriva il giorno della partenza.
Il sottoscritto e Gallinavecchia partono alla volta del luogo di incontro con Pegasello, in una area di sosta lungo l'autostrada.
La paura di forzare troppo il motore del
la bisnonna, mi costringe a percorrere il tragitto autostradale ad andatura geriatrica, con
buona pace di Gallinavecchia che in corsa armeggia con un cavetto elastico montato sulla moto per dare una mano alle centraline del
l'Africona che ogni tanto stanche di lavorare si riposano un pochino creando non pochi problemi al nostro amico.
Con 15 minuti buoni di ritardo a causa della mia andatura lenta ci troviamo con Pegasello: questo a sorpresa si presenta con un mastodontico
Aprilia Caponord versione Rally acquistato l'anno precedente in segreto, cogliendo (dice lui) una ottima occasione che glie era capitata per le mani: male per lui che gli toccherà sorbirsi per il tragitto mancante alla sede della Ducati l'andatura lenta che imporrà il sottoscritto

Una serie di segnali premonitori mi aveva fatto preoccupare durante tale tragitto: il fatto di essere stato superato da non meno di un centinaio di Ducati, le quali sicuramente avevano la nostra meta, essendo come dicevo poco sopra il week-end Ducati. Mi aspettavo una bolgia infernale alla sede della Ducati, ed una serie interminabile di code per fare tutto che avrebbe minato seriamente la nostra tabella di marcia già compromessa dalla guida motogeriatrica del sottoscritto.
Fortunatamente non era vero, in quanto come scopriremo più avanti dalla nostra guida, complice la bella giornata tutti i ducatisti erano in pista a Misano e sarebbero rientrati nel pomeriggio: meglio per noi che ci siamo goduti la visita alla fabbrica in tutta tranquillità.
Ad accrescere l'anomalia del MI2010 concorre il fatto che per la prima volta in nove anni
Antonuk arriva prima di noi
.
Soliti (pochi) convenevoli e ci lanciamo
nel bar interno della Ducati per ristorarci in attesa della visita guidata.
La visita alla linea di produzione scorre relativamente veloce, con Pegasello ed Antonuk che continuavano a mettere in difficoltà la nostra guida (la classica stagista alla quale avevano fatto imparare a memoria la tiritera) con domande demenziali al limite della supercazzola.
Finita la visita (dovrei meglio dire “sfinita la guida”) veniamo abbandonati a noi stessi in prossimità del museo che visiteremo velocemente, visto che
Antonuk e Pegasello non avevano la soddisfazione di tormentare qualche guida. Oltretutto la nostra tabella di marcia ci imponeva di ripartire alla volta della trattoria ove avremmo dovuto desinare.
Ma prima di andarcene lasceremo un
segno del nostro passaggio a perenne memoria dell'evento.

La strada che ci sparava dal nostro pranzo non era molta ed in venti minuti siamo
seduti a tavola. La proprietaria appena ci vede intuisce i nostri gusti e comincia a portare affettati, sottaceti e formaggi a volontà, accompagnati da dei mitici gnocchi fritti ed una bottiglia di Lambrusco amabile maldestramente posizionata davanti al sottoscritto che, in attesa dell'arrivo delle portate, finirà la bottiglia prima che gli altri compagni di tavolo si accorgano della presenza di quest'ultima.
Nel giro di qualche minuto il “campo di battaglia” passerà da
così a così; chiuderemo il pranzo con un dolce che darà il colpo di grazia al sottoscritto, che rimarrà stordito e dolorante fino a destinazione a causa del volume abnorme di cibo ingurgitato.

Non senza fatica, ma al primo colpo arriviamo alla
Pagani Automobili: stavolta Pegasello e Antonuk, probabilmente estasiati dalla visione di un milione di euro su quattro ruote, manco ci provano a mettere in difficoltà la guida, anche perché la signora che ci stava davanti era decisamente appassionata e preparata.
Una raccomandazione: niente foto all'interno della fabbrica, e noi da bravi ragazzi quali siamo abbiamo eseguito senza replicare.
La visita prosegue in religioso silenzio attraverso le varie parti della sito produttivo: l'”atelier” dove preparavano le scocche delle varie macchine, l'”officina” dove si eseguivano i tagliandi alle automobili dei clienti. Una nota per quello che riguarda i tagliandi: per la Pagani per tagliando si intende “smontare completamente l'auto, verificare i componenti e rimontare”. Impressionante cosa si possa pretendere quando si sborsano DUE MILIARDI delle vecchie lire... ;Op
La parte della officina mi ha un pochino deluso quando ho visto che gli attrezzi a disposizione dei meccanici erano meno di quelli che ho io in garage per lavorare sulla moto. Qualche punto in più lo hanno preso quando ho scoperto che sulla parete di cassettine di circa 2 metri quadri, c'era l'equivalente del valore del mio appartamento in viterie di titanio...
La visita finisce nella zona dove si eseguono le finiture dei vari componenti dell'auto e si assemblavano le varie parti.
Ritornati nello show room, dopo i soliti convenevoli salutiamo non prima di lasciare un
ricordo del nostro passaggio in loco.

Ripartiamo alla volta della nostra destinazione finale: Castelnovo Ne' Monti. La maggioranza decide che sarò io a guidare la carovana, ed immagino il motivo: dare la colpa al sottoscritto per gli eventuali errori di rotta... ma ecco entrare nuovamente in gioco l'anomalia del Motoingrasso 2010: a differenza di tutti gli anni, malgrado la temporanea leadership del sottoscritto riusciamo ad arrivare a destinazione al primo colpo, non senza qualche intoppo. Pegasello infatti a pochi chilometri dall'arrivo ad uno stop pensa bene di metter un piede in fallo e di appoggiare a terra il Caponord. Il sottoscritto che lo precedeva se ne è accorto dallo specchietto retrovisore e tornato indietro trova Pegasello già in piedi con la moto sul cavalletto laterale: una bella prova di abilità e forza della disperazione...
Fortunatamente i danni si limitano ad un paramani rotto, prontamente rimosso grazie alla trousse attrezzi che avevo portato con me per ogni evenienza.
Nel frattempo Antonuk e Gallinavecchia erano andati avanti e ci stavano aspettando richiedendo informazioni di seconda mano dai motociclisti che passando lungo la strada si fermavano per chiedere se ci servisse aiuto.

Altri pochi chilometri e giungiamo a destinazione: finalmente ci si para davanti in tutto il suo splendore il tanto agognato
B&B da Viviana
!
Dopo i convenevoli di rito con la proprietaria
prendiamo possesso delle nostre camere... doccia ristoratrice e poi giù in città alla ricerca di un buon ristorante dove chiudere degnamente la nostra prima giornata. Per trovare quello giusto, come sempre ci affideremo all'istinto.
Indossiamo la tenuta di ordinanza, la maglietta 2010 e ci dirigiamo verso il centro... prima però,
sprizzettino” aperitivo per prepararci all'abbuffata.

Su consiglio di Viviana, la proprietaria del BeB proveremo ad andare in un ristorante convenzionato, l'
Osteria La Sosta
.
Decisamente una ottima scelta!
Suscitando la curiosità degli altri avventori ci sediamo, ed ordiniamo.
Scopriremo poi che le nostre
magliette rosa erano state “fraintese”, anche se, a mio avviso, erano “nelle corde” del locale...
Portato il menù, un segno del destino... una delle pietanze si chiamava “
la grigliata del porco”: la scelta era obbligata!
Tra due risate una mangiata ed una bevuta, si fa tardi: la giornata è stata lunga e serrata ed il giorno dopo ci avrebbero aspettato una serie interminabile di curve. Era ora di andare a nanna.

L'evento: il secondo giorno.
Come di consueto, per il secondo giorno non si era ancora programmato niente. Solitamente dopo la colazione si buttano giù delle linee di massima, ma normalmente la maggior parte del viaggio è sempre improvvisato, o meglio dettato dall'istinto.
Ma niente poteva presagire quanto sarebbe accaduto di li a qualche minuto.
Terminata la colazione, mentre eravamo in procinto di buttare giù una idea del giro, ci si para davanti Pegasello che ci saluta, dicendo che doveva tornare a casa perché la moglie doveva dirgli qualcosa di importante... chiarito che non era niente di grave (anzi...), prepara le sue cose in fetta e furia se ne va lasciandoci sbigottiti.
Ah, potenza dell'ammmoreeeee...

Ma come si dice in questi casi, “the show must go on”: ancora interdetti dall'accaduto, si decide all'unanimità di andare a vedere la famosa
Pietra di Bismantova che non eravamo andati a visitare la volta precedente.
Dopo pochi minuti, arrivati al punto più alto raggiungibile in moto, Antonuk preso da una crisi mistica decide di salire in vetta alla pietra, incurante delle perplessità sollevate dal sottoscritto in merito al nostro abbigliamento non consono ad una scalata.
C'è poco da fare...
Antonuk è infervorato! Non ci resta che assecondarlo come si fa quando si ha a che fare con uno squilibrato.
La salita inizia già
non senza qualche affanno, ed eravamo ancora nella parte asfaltata: poco più avanti sarebbe iniziato il calvario.
Dopo circa venti minuti di scarpinata sotto il sole, il sottoscritto comincia dare segni di cedimento... Gallinavecchia continua imperterrito a dare manforte ad Antonuk. A nulla valgono le rassicurazioni dei viandanti che incrociavamo sul fatto che mancasse poco all'arrivo in vetta; chiedo che mi venga data degna sepoltura in loco.
Ma la perseveranza dei mie compagni di viaggio è tale che mi convincono a fare un ultimo sforzo: ce la posso fare, “Yes, I can!”.
Dopo una
arrampicata degna di un freeclimber, arriviamo in cima: io collasso grondante di sudore nel primo posto all'ombra e li rimango per la mezz'ora successiva. Anche i miei compagni di sventura comunque danno evidenti segni di stanchezza, legati ad allucinazioni mistiche.
Sta di fatto che Antonuk ora è rinsavito, e
pago della vista che si gode dall'altura crolla anch'egli all'ombra delle fronde con Gallinavecchia.
Dopo esserci riposati per bene dalla faticata, ringraziando la fisica che ci ha confermato che tutto quello che sale prima o poi scende, torniamo indietro. Piccola sosta ristoratrice al bar alla base della Pietra: visto l'orario tardo si opta per un pranzo leggero in modo da girare il più possibile.
Detto fatto: qualche minuto dopo siamo in sella... destinazione: Passo del Cerreto!
Il viaggio che abbiamo fatto da li fino al passo è stato tutto improvvisato dal sottoscritto, che lasciata la strada principale si è inerpicato tra i saliscendi di strade e stradine delle colline emiliane.
Dopo tanto girare raminghi, torniamo sulla strada principale e puntando il passo del Cerreto cominciamo a salire. In antitesi con il sole che ci aveva accompagnato per tutto il viaggio, ci si profila davanti una nuvola che avvolge proprio il passo: giunti sul posto ci troviamo catapultati in un paesaggio degno delle saghe dei vampiri,
con nebbia e freddo: ma se solo 5 km prima stavamo sudando come delle bestie?!
Breve sosta al bar e rientro veloce per una doccia ristoratrice: il pranzo leggero comincia a farsi sentire; un brontolio continuo all'addome ci conferma che stiamo per terminare le scorte di proteine nobili.

Di li a poco siamo nuovamente in stanza, docciati pronti a godere della cena. Stavolta arriveremo direttamente al ristorante, dove ci concederemo un aperitivo accompagnato (visto che non c'erano le classiche patatine) da
uno stuzzichino abilmente preparato dalle titolari.
Evidenti sono i segni della stanchezza sui nuovi adepti, Gallinavecchia non (ancora) avvezzo a questi stravizi stradal-culinari è colto da
un crollo psicofisico, mentre il sottoscritto e Antonuk oramai scafati a tali imprese, ancora tengono botta e se la ridono.
A cena
mangeremo anche per Pegasello, che nel frattempo si è guardato bene dal farsi sentire per aggiornarci sulla notiziona che lo aveva portato via dal nostro motogiro annuale.
A chiudere degnamente la serata un paio di giri di
amari della casa, e dolce fatto in casa. Satolli torneremo alla nostra dimora provvisoria, consapevoli che si tratta del nostro ultimo giorno di bagordi in compagnia. L'indomani punteremo dritti a casa, come di consueto.

Il rientro.
A ulteriore riprova della atipicità del Motoingrasso di quest'anno, Antonuk ci lascerà dopo pochi chilometri per seguire una strada che lo condurrà brevemente a casa. Un
ultimo saluto prima di separarci e poi via.
Il sottoscritto e Gallinavecchia gioco forza faranno il viaggio assieme, cercando di prendere l'autostrada che ci porterà a casa nel più breve tempo possibile.
Sarà la tristezza dell'ultimo giorno, ma del viaggio di ritorno non mi è rimasto niente se non il piattume interminabile dell'autostrada fatta a velocità motogeriatrica.
Un altro Motoingrasso è passato: prossimo anno, destinazione Molveno!


 

 

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